Il fenomeno dell'Opera lirica

Il fenomeno dell’Opera lirica

Mai come allora i musicisti sono riusciti a comunicare con tutti gli strati sociali.

Lucio Dalla

Le preziose raccolte dell’Archivio, e le sue attività rivolte alla ricerca e alla divulgazione culturale, riguardano contesti storico-musicali, storico-culturali e di estetica operistica. L’Archivio contiene materiali di valore inestimabile per quanto concerne la storia della musica, in particolare quella operistica. L’opera lirica assume il risalto di un fenomeno artistico e sociale, tanto più che, specialmente nel XIX secolo, essa svolge una spiccata funzione di intermediaria nella compagine politico-sociale italiana.

I rapporti che personalità editoriali come Giovanni, Tito I e Giulio Ricordi intrattengono con i “loro” compositori, dimostrano che nel corso dell’Ottocento l’attività operistica si va trasformando: da un sistema che gravita intorno al teatro ad uno che gravita intorno all’editore. In questo processo giocano un ruolo decisivo sia i fattori storici che la combinazione di marketing e produzione artistica. La corrispondenza aziendale, ampiamente documentata nell’Archivio, chiarisce i termini di questo produttivo rapporto. Non solo lo scambio epistolare con i “fantastici cinque” – Rossini, Bellini, Donizetti, Verdi, Puccini – è esemplare sotto questo profilo, ma la corrispondenza nel suo insieme getta una luce nuova su questo processo di trasformazione, che segnala anche un mutamento nella concezione di opera ed autore. Il forte risalto riconosciuto all’originalità e singolarità di un’opera, nonché alla sua paternità, rappresenta un fenomeno nuovo nel campo della musica lirica, e all’affermazione di questi concetti la casa editrice Ricordi concorre in maniera sostanziale. Sotto questo profilo, l’Archivio è una fonte d’informazione inesauribile per chiarire come le diverse forze sociali di quel tempo interagissero tra loro: attraverso le lettere, la documentazione relativa ai contratti e agli onorari pattuiti, alla ricezione delle opere (resoconti di contemporanei, recensioni, corrispondenza) e alle strategie di marketing, si delinea infatti l’intreccio di aspetti artistici ed economici. Con l’impiego di diversi filtri di ricerca, è possibile ricostruire la genesi del testo e della musica, la storia della rappresentazione e della ricezione di singole opere. Il tutto fornisce inoltre una straordinaria visione d’insieme della struttura socio-economica della Milano ottocentesca, come metropoli europea in ascesa.

La storia dell’opera lirica è sì italiana, ma anche fondamentalmente europea. All’epoca della fondazione della casa editrice da parte di Giovanni Ricordi, la tradizione del belcanto di impronta belliniana e donizettiana è ancora predominante sul palcoscenico operistico. L’era napoleonica non si è ancora conclusa, il genere dell’opera si riconosce ancora nell’Ancien Régime. Al contempo, le rivendicazioni della Rivoluzione francese e l’incipiente industrializzazione hanno raggiunto anche l’Italia: un territorio politicamente frammentato tra il Regno delle Due Sicilie nel meridione, lo Stato della Chiesa che fa capo a Roma, i liberi ducati dell’Italia centrale, i Savoia nel nord-ovest e i territori occupati dall’Austria nel nord-est della penisola. Il traguardo di uno Stato italiano unitario è ancora lontano, ma ci sono già movimenti sociali e politici che si oppongono ai privilegi della nobiltà. In un clima sociale in cui agiscono contemporaneamente forze liberali e conservatrici, anche il paesaggio musicale vive una fase di profondi cambiamenti.

L’antica controversia intorno al primato della musica o del testo, nell’opera lirica in stile belcantistico si è risolta a favore della “melodia”: Rossini, Donizetti e Bellini scrivono melodie d’incomparabile bellezza, che durante l’esecuzione vengono virtuosamente interpretate dai cantanti. La collezione dell’Archivio Storico Ricordi conserva le partiture autografe delle opere di questi tre compositori, accuratamente catalogate e digitalizzate.

Dei primi decenni di attività di Giovanni Ricordi, che con abili contratti amplia la propria raccolta tanto da poter compilare nel 1814 un primo catalogo, si sono conservati documenti che rivelano uno dei segreti del successo dell’impresa Ricordi: il rapporto personale e amichevole dell’editore con i suoi autori. Giovanni, ad esempio, in una lettera scritta a Donizetti gli fa un resoconto dettagliato del successo di una rappresentazione della Anna Bolena a Parigi – successo di cui, al suo ritorno a Milano, si premurerà di riferire al compositore da “testimonio oculare”, in segno di ammirazione e stima personale. Anche l’atteggiamento di fondamentale apertura verso l’Europa, espresso nella ricca corrispondenza con altri editori come Breitkopf & Härtel nonché Peters a Lipsia, Boosey and Hawkes a Londra, compositori e librettisti esteri, contribuisce al crescente successo dell’impresa. Secondo l’uso del tempo, Giovanni corrisponde in francese anche con i londinesi Boosey and Hawkes. La raccolta dei copialettere aziendali giunta sino a noi comincia negli anni Trenta del XIX secolo: ogni lettera che esce da Casa Ricordi viene archiviata in copia e all’inizio “copia” significa naturalmente una trascrizione letterale.